Quella che poteva essere un’occasione importante per far riprendere l’economia della Regione Lombardia si è rivelata a conti fatti, a causa del DPCM che decreta la regione zona rossa e quindi l’annullamento dell’apertura dei negozi al dettaglio, un’occasione persa: parliamo dei saldi.
Zona rossa mette in ginocchio i saldi
Fare parte della zona rossa per la Lombardia significa rivivere l’ennesimo lockdown in meno di un anno e per i negozianti significa non riuscire a vendere gli stock che già nei mesi scorsi sono rimasti invenduti. I saldi rappresentano una fonte di fatturato importante per le attività commerciali: lo sono in tempi normali, figurarsi nel corso di una pandemia dove molte perdite sono già state registrate e dove la sopravvivenza dei negozianti di prossimità e della classica piccola distribuzione dipende dalle vendite dirette.
Solo i negozi che offrono beni di prima necessità possono rimanere aperti: questo elimina dalla fetta di coloro che possono continuare a guadagnare moltissime persone. E’ importante partire da un presupposto, fino a ieri i saldi hanno dimostrato comunque di essere partiti decisamente sotto tono a Milano: i dati di Confcommercio per le prime giornate parlano chiaro, evidenziando come vi sia stato un calo nella prima giornata del 25% rispetto allo stesso giorno del 2020. Come ha commentato Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie della Confcommercio milanese:
Questa stagione di saldi si annuncia difficile: nelle rilevazioni odierne si confermano le previsioni non ottimistiche della vigilia. Oltre all’effetto Covid, con l’assenza di turisti e compratori stranieri ed un clima generale con poca fiducia ed entusiasmo da parte della clientela, oggi ha certamente influito anche l’avvio infrasettimanale non favorevole rispetto al sabato.
Possibili solo acquisti di beni di prima necessità
Per il resto è possibile testimoniare come prima dell’arrivo della zona rossa in Lombardia, i prodotti più venduti fossero stati quelli del settore maglieria, accessori, giubbotti e borse. Ovviamente per ciò che riguarda i saldi a Milano, l’unica possibilità ora risiede sulle vendite online: se franchising e grandi aziende probabilmente potranno riuscire a non pagare lo scotto, c’è da aspettarsi qualcosa di diverso. Anche senza voler prendere in considerazione i saldi, la nuova organizzazione che la classificazione prevede porta i bar a poter fare solo servizio d’asporto fino alle 18, dopodiché saranno costretti a chiudere: i ristoranti potranno invece fare asporto fino alle 22: nessuna limitazione per le ordinazioni a domicilio.
Ricapitolando, a Milano e in tutta la Lombardia, i negozi saranno chiusi tranne quelli di prima necessità come alimentari, supermercati, tenendo conto che negli ipermercati è vietata la vendita di beni che non rientrano nelle prime necessità: E ancora farmacie, edicole, tabaccai. Saranno aperti anche i parrucchieri, lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, abbigliamento per bambini, giocattolai, profumerie, pompe funebri, distributori automatici.