Il Rapporto Annuale 2022 redatto dal Centro Studi di Cosmetica Italia (l’Associazione Nazionale delle Imprese Cosmetiche) fotografa un settore in ripresa, in grado di assorbire il forte contraccolpo provocato dalla pandemia, anche in virtù della diversificazione dei canali di distribuzione. In particolare, i dati raccolti nel report “confermano la salute di un comparto che ha ribadito la sua capacità non solo di resilienza alla crisi economica, ma soprattutto di reattività e di adeguamento alle nuove prospettive di acquisto da parte dei consumatori sia italiani che esteri”.
Dati e previsioni sullo stato dell’industria cosmetica italiana
Nel 2021, il fatturato dell’industria cosmetica in Italia ha sfiorato i 7 miliardi di euro, facendo registrare un aumento del 7,3% rispetto all’anno precedente; il dato, però, se rapportato a quello del 2019, determina una contrazione pari all’1,8%, a dimostrazione come il gap provocato dalla pandemia probabilmente è stato colmato solo nel 2022; le previsioni di Cosmetica Italia, infatti, prefigurano una crescita annua del fatturato del 2,5% anche per l’anno in corso. Verosimilmente, il trend sarà alimentato dal ritrovato desiderio, da parte dei consumatori, “di visitare il negozio fisico in virtù del confronto con addetti alla vendita e consulenti beauty”, come si legge nel report.
All’interno di questo prospetto di segno tendenzialmente positivo, la Lombardia occupa un ruolo di primo piano, confermandosi come “la regione con la più alta densità d’imprese cosmetiche con oltre il 55%, seguita da Emilia Romagna con il 10,3%, Veneto con il 7,0% e Toscana con il 6,0%”. Non stupisce, quindi, come la Lombardia sia anche la prima regione d’Italia per fatturato del comparto cosmetico, con il 67,2% del totale, seguita a lunga distanza dal Lazio (10,9%) e dall’Emilia Romagna (6%).
L’evoluzione dei canali di distribuzione: l’espansione dell’e-commerce
Le aziende del settore cosmetico si affidano da tempo a strategie di distribuzione multicanale, che integrano negozi fisici, botteghe professionali ed e-commerce. Cosmetica Italia prevede che, nel corso del biennio 2022-2023, le vendite mediante canali “tradizionali e digitali” (farmacie, parafarmacie, erboristerie ed e-commerce online) cresceranno del 3,3%, così da superare i livelli pre-pandemia.
Da questo punto di vista, il 2021 ha fatto registrare una crescita notevole da parte degli operatori dell’e-commerce (le vendite online sono aumentate del 23% tra il 2020 e il 2021). “La pandemia” – sottolinea il report di Cosmetica Italia – “ha dato un impulso alla crescita organica, già di per sé sostenuta, portando un aumento del 45,7% delle transazioni online tra il 2019 e l’inizio del 2022”; al contempo, “le fasce di consumatori più mature hanno accelerato l’orientamento degli acquisti verso il canale online come forma di compensazione”, alimentando ulteriormente la crescita del canale.
Praticamente un quarto dei consumatori (il 24,9%) acquista spesso online e raramente tramite altri canali, a dimostrazione di quanto la ‘nicchia’ del commercio elettronico sia cresciuta, spesso ad integrazione o a supporto di attività di retail consolidate o legate al territorio. All’interno di questo scenario, non stupisce come siano cresciute, ad esempio, le ricerche di prodotti per parrucchieri a Milano da Gaspa, un fornitore specializzato di base nel capoluogo meneghino che integra l’attività di vendita in-shop con quella online.
In generale, il periodo post pandemico è caratterizzato da una diffusa trasformazione dei meccanismi di consumo, talvolta ancora in fase di completa definizione. Tra i segmenti merceologici che hanno maggiormente risentito di questo aspetto vi è quello dei prodotti per la cura dei capelli. Da un lato, infatti, i consumi “subiscono nel corso del 2021 l’effetto del ritorno alla frequentazione dei saloni, generando un riflesso negativo generale pari a poco meno di 3 punti percentuali”; dall’altro, le attività di vendita online hanno ricoperto un ruolo strategico notevole, “segnale della rimodulazione dell’offerta che guarda alla qualità e alla leva consulenziale”.