Un ristorante con oltre tre secoli di storia. E’ l’Antico Ristorante Boeucc, fondato a Milano, in piazza Belgioioso nel lontano 1696. Oltrepassato il grande portone che immette nelle sale, all’orario di apertura, il personale è schierato e pronto ad accogliere gli ospiti come usava un tempo nei più prestigiosi ristoranti e hotel del mondo. All’ingresso sono raccolti alcuni documenti e ricordi che testimonianza dei trecento anni trascorsi dalla fondazione. La prima grande sala, coperta con soffitti a volta, è affacciata con una luminosa vetrata sul giardino interno di Palazzo Belgioioso e raccoglie una piccola galleria di quadri. E a tavola, tovaglie in lino di Fiandra, posate d’argento e bicchieri in cristallo…
Questa prima grande sala a colonne è il vanto del locale ed è la più ambita per la sua atmosfera di nobile raffinatezza che riporta alla memoria i fasti del passato. Una sala più raccolta è riservata a colazioni e pranzi esclusivi. Il servizio impeccabile e la cucina raffinata fanno rivivere quel tempo, tra fine Ottocento e inizio Novecento, quando lo stile italiano della tavola faceva scuola in tutt’Europa, negli Stati Uniti e sui grandi transatlantici.
A proposito dei clienti illustri – davvero tanti – del ristorante, si racconta: “In oltre tre secoli di storia, il Boeucc ha regalato il piacere della tavola a uno straordinario numero di personaggi famosi. Lo frequentavano Carlo Porta, Amatore Sciesa, Felice Cavallotti, Giuseppe Verdi, Gaetano Donizetti. Prima di approdare alle serate baguttuiane, Riccardo Bacchelli, Adolfo Franci e Cesare Vellani Marchi sedevano qui. Arturo Toscanini era così assiduo che diede al cuoco una sua ricetta a base di cozze perché la preparasse ogni volta che veniva a Milano: il suo “antipastino del pescatore” è ancora oggi un classico del menu. Negli anni Trenta, tutta la squadra dell’Inter era di casa, come poi lo fu lo scrittore Guido Piovene che abitava a Palazzo Belgioioso. Eduardo De Filippo lasciò detto che i migliori spaghetti pomodoro e basilico, al di fuori di Napoli, glieli servivano al Boeucc”. In incognito, poi, qui sono passati geni del pentagramma come Horowitz, Sawallish, Bernstein e si dice che il maestro Maazel, rapito da un dessert, quasi scordò il suo concerto alla Scala, rischiando di arrivare con gran ritardo!