Euronics rinuncia a Milano a parte della sua forza lavoro. Ma sottolineiamolo: non è stato il marchio a dare via ai licenziamenti. Vediamo insieme cosa sta succedendo.
Problemi per le licenziatarie del marchio
Analogamente a quel che è occorso a Roma, dei posti di lavoro legati a Euronics sono stati messi in discussione. Ma non per una volontà del brand, quanto di alcune aziende licenziatarie del marchio stesso. Rispetto a ciò che sta accadendo nel Lazio, le persone che rimarranno a casa saranno meno. Ma ciò non toglie la gravità di ciò che sta accadendo. Soprattutto per quelle famiglie che vedranno venir meno la propria fonte di sostentamento.
Va sottolineato: non si tratta di un fulmine a ciel sereno perché le sigle sindacali già da qualche settimana erano impegnate nel tentare di trovare la giusta mediazione tra l’azienda e i lavoratori. E l’allarme in merito ai licenziamenti dalla catena Euronics erano già stati lanciati.
Il fatto che gli esuberi avvengano attraverso licenziatarie di Euronics, e non il marchio stesso, rende più difficile la gestione della criticità. In Lombardia dovrebbero essere 43 le unità che verranno allontanate, attraverso una procedura avviata lo scorso 8 luglio.
Purtroppo si tratta di qualcosa che può accadere quando i marchi vengono dati in licenza ad altre aziende. Se queste non riescono a raggiungere specifici risultati e guadagni si trovano a dover agire per limitare i costi. E di solito farne le spese sono i lavoratori.
Euronics sottolinea la sua posizione estranea
Dal canto suo Euronics Spa ha sottolinea che l’azienda non è direttamente collegata ai licenziamenti, ma che questi fanno capo a Nova Spa, Kus S.R.L. e Binova S.R.L.. Parliamo quindi di gestori indipendenti che utilizzano il marchio Euronics grazie a un contratto di franchising. Un approccio al lavoro che, sottolineano da Euronics, funziona sul territorio nazionale nonostante alcuni casi specifici.
Dati i risultati raggiunti da Euronics negli ultimi anni è difficile sostenere il contrario. Deve essere però riconosciuto allo stesso tempo che, come spesso accade quando un’azienda non riesce a ottenere risultati specifici, non di rado a farne le spese sono i lavoratori.
Le sigle sindacali più importanti come Cisl e Cgil lamentano l’impossibilità di poter intervenire in modo adeguato a causa della firma del contratto collettivo di lavoro con la Cisal terziario. Si parla di una sigla minoritaria non avere lo stesso potere di firme più imponenti all’atto della contrattazione.
Non resta che capire come verrà gestita la situazione in Lombardia. Nel Lazio sono state lamentate anche notifiche di licenziamento poco consoni attraverso WhatsApp negli scorsi mesi, che le aziende negano di aver inviato.