A Milano va in scena la mostra di Gianni Piacentino alla Fondazione Prada, un’esposizione antologica aperta fino al 10 Gennaio negli spazi che la maison ha dedicato all’arte contemporanea. La mostra dedicata all’artista torinese è stata curata da Germano Celant che ha articolato le opere sui due livelli del Podium per un totale di 90 lavori.
L’esposizione segue un ordine anticronologico iniziando dalle opere più recenti, datate 2015, fino ad arrivare retrospettivamente al 1965, anno dell’esordio sulle scene artistiche. Il percorso dimostra una evoluzione estremamente interessante.
Il contesto culturale nel quale si è mosso l’artista ha visto un progressivo distacco dal soggettivismo dell’Action Painting e una maggiore attenzione all’immaginario popolare, all’aspetto consumistico della vita, al ricorso a forme geometriche. Tuttavia il suo lavoro non rientra né nella Pop art né nella Minima art, collocandosi in una zona che può considerarsi come una sintesi tra le due istanze artistiche.
Questa originalità si legge in tutto il suo percorso artistico e proprio su questo aspetto pone l’accento la mostra che dimostra anche l’interesse di Piacentino verso il mondo dei mezzi di trasporto, l’attrazione per la velocità e per l’estetica industriale. Lo spiega Germano Celant, il curatore:
“È in questo clima storico di oscillazione tra arte e design, tra artigianato e industria, tra utile e inutile, tra unicità e serie, che si colloca il contributo di Piacentino, le cui alterità e unicità risiedono proprio nella dialettica tra le due polarità. Sin dal 1966 le sue sculture approdano a un risultato trascendente l’oggetto funzionale, sebbene quest’ultimo rimanga riconoscibile come possibile entità industriale e dalle caratteristiche decorative, perché derivate da una cultura intrisa di scienza applicata, di esperienza artigianale, di precisione meccanica e di processi strumentali di alta ingegneria.”